(PRIMANOTIZIE) ISLAMABAD, 10 MAGGIO – L’Asia meridionale vive ore di crescente tensione. Il Pakistan ha lanciato un contrattacco militare contro l’India, colpendo l’aeroporto di Pathankot, la base aerea di Udhampur e diverse infrastrutture militari nella regione del Kashmir, come rappresaglia per i raid subiti nei giorni scorsi. L’operazione, denominata “Bunyanun Marsoos” – “muro indistruttibile”, da un versetto coranico – segna un’escalation senza precedenti negli ultimi vent’anni tra le due potenze nucleari.
Secondo fonti ufficiali pakistane, tra gli obiettivi distrutti figurano il deposito di missili da crociera BrahMos a Beas, vicino ad Amritsar, e altre basi logistiche e di comando situate a Uri, KG Top, Derangyari e Nagrota. Le sirene d’allarme sono risuonate nella città di Jammu, che è sprofondata nell’oscurità dopo le prime esplosioni.
Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha convocato la riunione straordinaria dell’Autorità di Comando Nazionale, responsabile della supervisione delle armi nucleari del Paese. La convocazione dell’organismo militare conferma la gravità della crisi: tale riunione avviene solo in caso di minacce strategiche.
Il contrattacco pakistano è arrivato dopo l’Operazione Sindoor lanciata dall’India nei giorni scorsi, diretta contro presunte cellule terroristiche presenti in territorio pakistano. Secondo New Delhi, l’intervento era una risposta agli attentati avvenuti nella regione contesa del Kashmir.
La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione allo scontro. I Paesi del G7 hanno rivolto un appello congiunto a India e Pakistan affinché esercitino “la massima moderazione” e si impegnino in un dialogo diretto. “La continua escalation militare rappresenta una grave minaccia alla stabilità regionale”, si legge nella dichiarazione rilasciata oggi dai leader del G7, che sollecitano una de-escalation immediata per evitare conseguenze catastrofiche. (PRIMANOTIZIE)