
Con il nuovo singolo “Corri”, Gemini costruisce un ponte tra la scrittura cantautorale e le sonorità contemporanee, fondendo profondità emotiva e ritmo moderno. Il brano nasce dal desiderio di raccontare con sincerità, mantenendo salde le radici della tradizione italiana ma guardando con decisione verso il presente.
Dopo esperienze significative come quelle vissute agli Abbey Road Studios e importanti collaborazioni che ne hanno arricchito il percorso, Gemini porta in “Corri” la maturità di chi ha imparato a bilanciare tecnica, emozione e ricerca sonora. Il risultato è una canzone intensa e autentica, che parla di slancio, di voglia di rinascita e di libertà interiore.
In questa intervista per Prima Music, l’artista racconta il dietro le quinte del brano, le ispirazioni che lo hanno guidato e la direzione verso cui si muove la sua musica: quella di un pop consapevole, capace di unire cuore, verità e contemporaneità.
“Corri” è un ponte tra scrittura cantautorale e sound moderno: quanto è stato complesso bilanciare queste due anime?
“In ‘Corri’ ho voluto unire due parti di me: la voglia di raccontare con parole e melodie che arrivano, tipiche della tradizione cantautorale italiana, e al contempo un sound che rispecchiasse il mio desiderio di contemporaneità, freschezza e vibrazione moderna. Non è stato semplice: spesso la parte ‘scrittura’ richiede tempo, radicamento, silenzio, mentre la parte ‘sound moderno’ richiede ritmo, energia, produzione più istintiva. La sfida è stata non far prevalere una sull’altra, ma farle convivere in modo fluido. Credo che siamo sulla buona strada.”
Nel tuo percorso hai spaziato tra Abbey Road Studios, premi e collaborazioni importanti: come questo bagaglio ha influenzato il singolo?
“Tutte le esperienze che ho vissuto hanno lasciato un segno. Entrare in Abbey Road è stato un momento di sogno — mi ha fatto capire quanto la qualità, la cura del dettaglio, l’atmosfera professionale facciano la differenza. I premi e le collaborazioni mi hanno permesso di capire che essere se stessi è un valore, e che lavorare con persone che credono nella musica porta il lavoro a un altro livello. In ‘Corri’ questo si traduce nel modo in cui la produzione è costruita, nel suono che cerca di essere attuale ma senza perdere l’anima. Ho preso il meglio di quel bagaglio: disciplina, ambizione e sensibilità.”
Quanto c’è di internazionale e quanto di radicato nella tradizione italiana dentro “Corri”?
“Direi che ‘Corri’ vive su un doppio binario: c’è l’urgenza melodica, l’emozione, la voce che racconta — elementi profondamente italiani — e poi c’è la ricerca sonora che guarda al presente, a quello che oggi vibra tra i ragazzi e nella musica pop contemporanea. Forse siamo al 50 e 50: la tradizione italiana è la mia radice emotiva, l’altra parte è la voglia di innovare, di trovare un linguaggio nuovo per raccontare emozioni antiche.”
Quale ascolto ti ha ispirato maggiormente nella produzione del brano?
“Ci sono stati diversi ascolti che mi hanno influenzato, soprattutto artisti che riescono a fondere autenticità e modernità senza snaturarsi. Penso a Irama, Ultimo, ma anche a qualcuno come Tananai, che sa essere contemporaneo pur mantenendo un’anima cantautorale. Ho cercato di far convivere una scrittura sincera, quasi cruda, con un vestito sonoro che la facesse correre, letteralmente. Mi ha ispirato l’idea di dare respiro alla voce, di farla muovere insieme alla musica come in una rincorsa emotiva.”
In che direzione musicale senti che ti stai muovendo per il futuro?
“Credo che continuerò su questa linea: mantenere la scrittura come fulcro, ma spingermi sempre più verso suoni e atmosfere che amplifichino le emozioni. Mi interessa raccontare in modo diretto, visivo, con canzoni che arrivino subito ma lascino anche qualcosa dentro. È un percorso di crescita continua, di ricerca e di sincerità.”
