WMF: Paper sul ruolo dei giovani imprenditori nella nuova era della sostenibilità e della digitalizzazione

Gruppo Giovani Imprenditori Univa WMF
Gruppo Giovani Imprenditori Univa WMF

CERNOBBIO – “In un contesto dirompente e imprevedibile come l’attuale, i giovani imprenditori possono rappresentare una forte e preziosa risorsa di resilienza, capace di favorire non solo la ripresa di tutta la manifattura globale e, dunque anche di quella varesina, ma anche il rimodellamento delle sue regole organizzative (scritte e non scritte) e della cultura d’impresa”. È questa la convinzione di Giorgia Munari, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Un’opinione espressa all’interno del consesso internazionale del World Manufacturing Forum, l’evento che ha l’obiettivo di interpretare le tendenze globali del settore manifatturiero in corso a Cernobbio e che durante questa settimana ha visto la partecipazione ai vari panel di discussione di decine di imprenditori, accademici, ricercatori e politici di varie nazionalità.

Tra i Paper di posizionamento e di proposta presentati, c’è anche quello intitolatoYoung entrepreneurs in the new area of sustainability and digitalization” che ha visto come Group Leader proprio la Presidente del Ggi di Univa, Giorgia Munari. A lei è toccato il compito di coordinare un gruppo di studio e confronto formato da docenti universitari, colleghi imprenditori, startupper, studenti e giornalisti di vari Paesi. Tra loro, Thomas Fischer, Deputy Director Management Research, DITF Denkendorf; Catherine Ledig, Associate Professor, Faculty of Law University of Strasbourg; Stefano Soliano, General Director, ComoNExT Innovation Hub; Daniele Pes, CTO, Grycle Srl e President, Corner Stones Srl; Dina Barbian, Director, Institute for Sustainability – Nürnberg; Luca De Biase, Chief editor Nòva24- Il Sole 24 Ore; Meike Tilebein, Director, Institute for Diversity Studies in Engineering – University of Stuttgart; Linda Pittenger, Associate Professor Department of Management & Technology College of Business Embry-Riddle Aeronautical University; Alberto Rizzoli, Co-Founder and CEO V7; Afia Owusu-Forfie  Founder and President, Coders Who Travel Inc.; Jose Antonio Campos e Matos, President, Young Enterpreneurs Confederation of Europe; Riccardo Di Stefano, President, Young Entrepreneurs Confindustria; Jacopo Moschini, President, Young Entrepreneurs Confindustria Lombardia; Davide Peli, President, Young Entrepreneurs Confartigianato Lombardia Luca Donelli, President, Lombardy Energy Cleantech Cluster, oltre ad alcuni giovani del progetto europeo Young Manufacturing Leaders – YML, un network di studenti, ricercatori e imprenditori tra i 18 e 30 anni.

Come possono crescere i giovani imprenditori utilizzando le loro caratteristiche innate come la propensione al cambiamento, la curiosità e le competenze su digitalizzazione e sostenibilità? Come possono trasformare tali forze in una nuova cultura organizzativa in grado di incidere sulla resilienza a lungo termine della produzione industriale? Queste le domande a cui risponde il Paper.

“Abbiamo redatto un documento – spiega Giorgia Munari – che è di ispirazione per le nuove generazioni di titolari d’impresa, ma che rappresenta anche un contributo per un ripensamento di ogni genere di azienda e per le politiche pubbliche a sostegno dell’industria moderna. Sia essa un’attività storica o una startup. Se è vero che, dopo la pandemia, nulla sarà più come prima, è anche vero che l’improvvisazione, l’intuito e la capacità di reazione, di cui abbiamo dato prova e necessari in una prima fase di uncambiamento epocale come quello scatenato dal Coronavirus, in una seconda fase come l’attuale di radicamento delle trasformazioni, devono lasciare il posto ad un pensiero, ad una visione, ad una strategia. In una parola ad una nuova cultura organizzativa”.

Uno scenario internazionale più che mai “balcanizzato”, l’emergere di tecnologie nuove e dirompenti, la sostenibilità come fattore chiave di successo della resilienza e della trasformazione digitale delle attività manifatturiere, l’avvio di politiche espansive e senza precedenti come quelle dell’American Rescue Plan negli Usa e del Next-Generation EU in Europa. Sono queste le caratteristiche salienti dello scenario in cui si muovono le imprese. “In questo quadro – continua Munari – si inserisce il ruolo delle nuove generazioni con la loro dirompente propensione al cambiamento e all’azione. La sfida oggi è, da una parte, far nascere nuove startup e consolidarle nel tempo, dall’altra, rinnovare le aziende già esistenti che stanno vivendo spesso delicati e difficili passaggi generazionali”.

Per centrare questi obiettivi il Paper presentato al World Manufacturing Forum propone sette raccomandazioni su tre livelli di intervento. Tre di queste sono suggerimenti rivolti direttamente alle imprese, due sono idee per costruire nuovi ecosistemi di relazioni all’interno delle varie filiere, le ultime due si rivolgono alle associazioni datoriali e alla politica (in inglese, advocacy).

A livello di imprese:

  1. L’interdisciplinarietà (“hard” e “soft” skills) è la chiave per una nuova cultura imprenditoriale coerente e duratura e per il miglioramento delle competenze e la riqualificazione delle risorse umane nelle imprese.
  2. L’importanza di pensare a una missione e a una visione nella fase di costruzione di una strategia di mercato e di saper raccontare (storytelling) i progetti di innovazione e di sostenibilità portati avanti. (I consumatori oggi non comprano semplicemente un bene, ma anche i valori che esso esprime).
  3. Concepire la sostenibilità e l’implementazione di nuove tecnologie digitali come elementi collegati, entrambi indispensabili per garantire resilienza e sicurezza.

A livello di ecosistema:

  1. La contaminazione positiva tra start-up e aziende mature (e le rispettive figure imprenditoriali) è necessaria per colmare le debolezze di una con i punti di forza dell’altra.
  2. Potenziare nuovi canali di comunicazione e networking tra i giovani imprenditori per favorire azioni comuni di collaborazione su nuovi investimenti e start-up, insieme all’implementazione di nuovi servizi in grado di dare maggior valore ai prodotti (“servitizzazione”).

A livello di advocacy:

  1. Favorire il coinvolgimento delle organizzazioni imprenditoriali per facilitare la solidità delle giovani imprese.
  2. Creare un nuovo dialogo con gli attori delle politiche pubbliche internazionali e nazionali che miri a ridurre l’interventismo eccessivo e favorisca collaborazioni pubblico-privato e l’accesso ai mercati esteri.