Slobodanka Ciric e la “Venere degli stracci” che come la Fenice rinasce dalle ceneri

NAPOLI – Tutto è pronto per domenica mattina, 16 luglio, alle ore 9.00 in piazza Municipio, dove, l’artista Slobodanka Ciric, accanto a quel che resta della “Venere degli stracci” di Pistoletto, distrutta in un rogo doloso, darà vita ad una delle sue mirabolanti performance ricche di filosofia e critica per un’umanità allo sbando. Un’umanità alla deriva che, tuttavia non perde mai la speranza per un futuro migliore. Ed è proprio partendo dal singolare fatto di cronaca che ha come protagonista la copia della celebre opera del Pistoletto, distrutta dall’incendio appiccato da un clochard, che la Ciric, intitolando il tutto “La Venere-Fenice | RigenerAzione”, e dipingendo il proprio corpo di bianco con la tecnica del body painting, incarnerà la “Venere degli stracci”. Nata da un’idea di Mila Maraniello, la performance dell’artista Serba naturalizzata napoletana, in un sola ora dalle 9.00 alle 10.00, davanti ai resti dell’opera in piazza del Municipio, darà corpo e anima alle più svariate emozioni. “Emozioni incenerite- come ha spiegato la stessa Ciric- che, nel procurare una sensazione di smarrimento, invitano a reagire”. “Noi – ha continuato l’artista giunta a Napoli da Belgrado- viviamo in un’epoca di paradossi e ossimori, in una società in cui c’è troppo silenzio della civiltà e troppo rumore di fondo. Rumore continuo e ossessionante, capace di incitare alla violenza e lanciare gare distruttive. Stiamo disimparando l’arte. Basta pensare alla recente distruzione della “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, installata il 28 giugno a Napoli in Piazza del Municipio e data alle fiamme all’alba del 12 luglio. Ecco perché, con il connubio di Venere, che spinge a trovare unione, armonia e solidarietà, e Fenice che è il simbolo di rinascita, del cambiamento, della forza e della resistenza al tempo, con questa mia iniziativa intendo esprimere la piena solidarietà al Maestro Michelangelo Pistoletto e alla intera città di Napoli, nutrice di sé e sempre da sé nutrita, nido di stracci e cenere da dove, proprio come la Fenice, rinascerà una nuova “Venere degli stracci”. ”La resilienza – ha detto ancora l’artista – è la capacità di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarsi più forti di prima. Possiamo imparare ad adattarci al vento e alle tempeste come fanno gli alberi, sviluppando delle radici forti e dei rami flessibili, così possiamo mantenerci ancorati alla terra, ma nello stesso tempo imparare ad adattarci ai cambiamenti. L’Araba Fenice dopo aver vissuto per 500 anni, prima di morire costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma, accatastava piante balsamiche e si adagiava al sole, lasciando che quest’ultimo la bruciasse. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice. La stessa che, nell’arco di tre giorni volava ad Eliopoli e si posava sopra l’albero sacro. Con la mia prova, invoco la rinascita della Fenice in ognuno di noi nel segno dell’amore e del sogno”.